Epicentro del business subito dopo le grandi piazze finanziarie di New York, Londra ed Hong Kong, Singapore continua la propria vertiginosa ascesa ad hub globale.
Luogo tra i più cosmopoliti al mondo il Paese rappresenta oggi uno degli snodi principali per l’attività di l’import-export, con crescita esponenziale del prodotto interno lordo e consolidamento della propria condizione di stato ricco e fiorente.
Le basse imposte sul reddito, gli alti incentivi al risparmio e la marcata attrattività sia dal punto di vista dei grandi capitali che del mercato del lavoro hanno accentrato presso Singapore i migliori professionisti della finanza internazionale nonché un ampio flusso di investimenti ed una moltitudine di aziende estere.
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Per capirne di più sull’andamento economico della città-stato asiatica abbiamo intervistato Giacomo Marabiso, Segretario Generale della Camera di Commercio di Singapore.
Giacomo, quale è lo status attuale delle performance economiche di Singapore?
Il Paese sta attualmente sfruttando a suo vantaggio le difficoltà politiche, economiche e fiscali, che altri centri come ad esempio Shanghai stanno attualmente vivendo, per potenziare al meglio le proprie performance. Tuttavia, il costante flusso di capitali provenienti proprio da Cina e Hong Kong ha determinato un ampliamento delle capacità di investimento soprattutto con riguardo al mondo del tech e delle startup.
Singapore, poi, continua ad incentivare industrie chiave legate all’innovazione, tra cui l’Agritech. Tra gli obiettivi del Governo singaporiano c’è infatti quello di autoprodurre il 30% del fabbisogno alimentare del Paese entro il 2030 e di dare nuova spinta anche al settore dell’acquacoltura, oggetto di significativi investimenti.
Un simile scenario offre opportunità in termini di investimenti e partenariati?
Seppur orientato alla crescita dei settori più innovativi, Singapore e’ propenso a partnership e all’acquisizione di strutture dall’esterno che permettano l’implementazione di tecnologie avanzate. In quest’ottica, il Paese rappresenta un ottimo mercato di sbocco per Startup ed aziende tech.
Diverse opportunità, poi, relativamente all’industria del med e healthtech. Si stima che in Asia, entro il 2025, 450 milioni di persone avranno più di 65 anni. Tale previsione ha determinato un aumento nella domanda di personale specializzato e di servizi medici non solo in presenza, ma anche da remoto.
Un settore ramificato, quello dell’head tech, che si estende sino all’efficientamento logistico per la gestione e la distribuzione dei farmaci aprendo la strada ad ulteriori opportunità di business.
L’economia singaporiana, inoltre, offre ampi margini di investimento se si considera che la maggior parte delle tecnologie non viene sviluppata direttamente in loco, ma è importata.
Tra i settori in fase di ampliamento anche quello aerospazio, che presenta all’attivo oltre 130 aziende. Singapore è ormai un consolidato hub globale per la manutenzione, la riparazione e la revisione di aeromobili e relative strutture di supporto. Basti pensare che il 10% della manutenzione globale dei velivoli viene effettuata presso i terminal di ricambistica singaporiani. Inoltre, più di recente, Airbus ha attivato proprio qui centri di training per il personale del settore aeronautico.
Dunque investire a Singapore conviene?
La modalità migliore per entrare nel mercato singaporiano è senza dubbio quella di creare partnership con player locali e collaborare per il trasferimento di tecnologie.
Singapore è considerato un hub particolarmente attrattivo per il business. Qui è permesso detenere le proprietà al 100% ed il processo di attivazione di una società risulta veloce e snello, così come la procedura per l’ottenimento di visti. Tutti elementi volti a fare di Singapore un ecosistema business-friendly.
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Avviare un business qui significa avere base a Singapore, ma al contempo guardare all’intera regione. Di fatti, la parte più consistente del fatturato proviene spesso da attività condotte parallelamente nei Paesi circostanti, come Indonesia o Filippine.